Era da un po’ che io e mio marito ragionavamo sull’idea di allargare la famiglia adottando un amico. Su una cosa eravamo d’accordo: sicuramente ci saremmo rivolti ad un canile, ma tra tanti, quale cane scegliere? Un pomeriggio di fine agosto abbiamo deciso di fare una passeggiata a Desenzano, stavamo per rientrare a casa e gli ho proposto: perché non andiamo al canile? È un po’ che ne parliamo, andiamo a vederli, poi ci ragioniamo ancora, se vuoi, per trovare quello più adatto a noi. E così ci siamo andati.
Non appena abbiamo messo piede nel capannone abbiamo visto in ogni box musetti dolcissimi che non vedevano l’ora di farsi adottare: tantissimi abbaiavano, qualcuno saltava sulle porte, come resistere? Ad ogni box era tutto un: “Guarda! Non è dolcissimo? Che dici? Sarà lui/lei che dovremmo scegliere?” Avremmo voluto portarceli via tutti. Li abbiamo salutati uno per uno, ci siamo fatti annusare cercando di capire quale potesse essere il nostro futuro membro della famiglia, passando da un box al successivo nell’eccitazione generale.
E ad un certo punto, mentre mio marito stava guardando in un altro box l’ho visto: tra tantissimi cani che abbaiavano, saltavano, si strusciavano alla rete e facevano di tutto per farsi notare, lui era lì, silenzioso, fermo in piedi al centro del proprio box. Ci siamo guardati negli occhi: uno sguardo dolcissimo e un po’ triste allo stesso tempo, impaurito ma anche forte ed orgoglioso, un cane piccolo ma che stava lì fermo, saldo a guardarmi dritta negli occhi e in quello sguardo mi stava comunicando tutta la sofferenza, la paura e la fierezza che c’era in lui. E allora ho capito: era lui. Quello era il mio cane e io dovevo tornare a casa con lui, non potevo lasciarlo lì, no, per niente al mondo.
Nel box c’era anche un altro cane, una cagnolina per la precisione, che scodinzola e si agita in cerca di una coccola. Leggo la lavagnetta: Bennet 2009, Brixia 2011. Mi sono avvicinata alla rete del box e anche lui, timidamente, ha fatto altrettanto. In quel momento arriva anche mio marito che resta folgorato da Brixia: “Guarda che amore! che occhi dolci! oh, guardala! Come si chiama? Portiamola a casa! Si, portiamo a casa lei, che dici?” “Io veramente avevo visto lui” e indico Bennet. “Ma non hai visto quanto è dolce Brixia? Già le piacciamo, guarda! Lui invece se ne sta lì, mah, non sembra molto affettuoso”.
Alla fine li abbiamo adottati entrambi: abbiamo pensato che, andando già d’accordo nel box, non avrebbero avuto problemi ad andare d’accordo anche a casa. Dopo il primo check up completo dal veterinario abbiamo scoperto che Bennet è, in realtà, più anziano di quanto pensavamo: la data di nascita presunta è 2007, così come era stato stimato dal veterinario che l’aveva visitato subito dopo l’accalappiamento, e un paio di altre scoperte ci hanno fatto pensare che non deve aver avuto una vita facile: in una delle zampine posteriori è conficcato un pallino da caccia e lo stomaco era molto irritato (il veterinario sospetta a causa di anni di dieta pessima). Ecco spiegato perché all’inizio non si fidava di nessuno e non voleva nemmeno farsi mettere il guinzaglio.
Oggi, dopo un anno dall’adozione, a 10 anni suonati, Bennet, con la sua amica Brixia, è una parte meravigliosa della nostra famiglia: non essendo più un cucciolo non rovina porte o mobili graffiandoli o mordendoli, abbaia solo quando ci sono persone nuove in casa, ma smette subito dopo essersi assicurato, con una bella annusata, che non si tratta di esseri minacciosi; è estremamente pulito: non sporca mai in casa e, se gli scappa, lo fa capire chiedendo di uscire. Ha riacquistato fiducia nelle persone diventando persino giocherellone con noi: gli piace tirare la corda (e deve vincere lui), prendere la pallina (e non restituirla più!), rincorrerci ed essere inseguito. Bennet è un cane unico, con una personalità propria ed un carattere ben definito: sa essere dolce ma anche, come tutti gli anziani, brontolone (soprattutto quando lo allontaniamo dalla porta d’ingresso per fargli smettere di abbaiare a chi passa in corridoio) e sbuffa quando non ottiene ciò che vuole. Ama la tranquillità e le coccole, ma mi raccomando: non troppe! È affettuoso e testardo, orgoglioso e fedelissimo, piccolo ma con un cuore enorme. La notte dorme ai piedi del nostro letto, nella sua poltroncina, e non c’è animale più dolce del nostro piccolo burbero: un angioletto con la coda sceso sulla terra solo per noi.